Voice Dialogue

Il Voice Dialogue, una metodica del Counseling formulata negli anni ’70 da Hal e Sidra Stone, approccia con modalità efficaci le questioni che riguardano la comunicazione interpersonale, quando la stessa si rivela difficile e disfunzionale. L‘obiettivo di questo modello è di far acquisire una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, offrendo spazi reciproci di comprensione e accettazione. Le dinamiche tra le persone sono colte come occasioni di sviluppo scambievole, e tale approccio offre spunti di riflessione, partendo proprio dal riconoscimento delle differenti parti che costituiscono la nostra personalità. Ogni persona al proprio interno ha una famiglia costituita da sé interiori, altresì definite come subpersonalità o energie: ciascuna di queste vuole essere ascoltata, affinché possano essere esaudite le sue richieste. Dato che ogni rapporto con l’altro viene pensato come un dono, è proprio da questo rapporto che possono emergere queste energie. Ognuna di esse è connotata da proprie caratteristiche e risente dei condizionamenti che provengono dalle interazioni che intercorrono con le altre persone. Nei primi anni di vita la famiglia interiore è determinata dai sé primari, che modellano gli schemi di personalità appartenenti alle figure significative che accompagnano la nostra crescita – genitori, educatori, amici, ecc. – e da sé rinnegati che hanno peculiarità opposte a quelle dei primari. I comportamenti di ognuno di noi risultano decisamente condizionati da queste sub-personalità. In virtù del “potere” che esse esercitano, è opportuno conoscerne le dinamiche che le medesime attivano dentro e fuori di noi. Nei primi anni di vita il nostro bambino interiore – sé iniziale – appare particolarmente sensitivo e vulnerabile, e sono le sub-personalità primarie che si fanno carico della sua protezione. Il protettore/controllore, è il primo sé che si sviluppa tra quelli primari: questo si avvale dell’alleanza del sé attivista, del sé perfezionista, del sé gentile e del critico interiore: quest’ultimo non manca di sottolineare i nostri sbagli e il nostro non essere all’altezza delle situazioni contingenti.

Tutto ciò che degli altri ci irrita può portarci alla comprensione di noi stessi.

Carl Gustav Jung

Le sub-personalità rinnegate, non accettate durante la nostra crescita, portano le virtù contrarie a quelle sostenute dalle figure genitoriali. A ciascuna energia primaria corrisponde una rinnegata, pari e opposta in termini di contenuto e di potere. È questa complementarietà che siamo chiamati a cogliere e a mettere in accordo, attraverso un processo di autoconsapevolezza che ognuno di noi, se vuole, può attivare. Come i sé primari, anche i sé rinnegati, situati nel nostro profondo, chiedono a viva forza di essere ascoltati, affinché possano essere esaudite anche le loro richieste. È attraverso la relazione con l’altro che possiamo far emergere questi sé rinnegati, che risultano sé primari nel nostro interlocutore. Ed è grazie alle nostre relazioni interpersonali, che possiamo entrare in contatto profondo con quanto di rinnegato è in noi presente. Scopo di questo approccio è quello di far acquisire una maggiore coscienza di sé, dando spazio ad un Ego consapevole, che risulta abile nel mettere in accordo queste opposte energie. Contrariamente all’Ego operativo, che viene ad identificarsi con alcuni sé, quello consapevole dà accoglimento e riconoscimento a tutte le dissimili subpersonalità. Nei workshop esperienziali e durante gli incontri individuali è mio l’obiettivo di attivare, facilitandolo, un processo di trasformazione della persona, affinché la stessa possa sviluppare un Ego consapevole, capace di accogliere tutte le energie in lei presenti, sia in forma primaria che in forma rinnegata.