Conciliazione Umanistica

Perché la Conciliazione Umanistica? Perché con tale approccio voglio favorire un’apertura, la ricerca di un ulteriore spazio relazionale, un diverso modo di intendere la comunicazione nei due sensi affinché le parti possano cogliere un più ampio campo d’azione, dove poter far emergere non solo ciò che li pone in contrasto ma, soprattutto, ciò che li può accomunare e far re-incontrare. Ogni persona viene messa nella condizione di poter vedere e percorrere un altro tragitto dove mettere a nudo i propri patimenti, le proprie emozioni e gli intensi sentimenti d’amore, di amicizia e di attaccamento. Lo spazio conciliante dà ampio margine all’auto-rivelazione e ad altre forme rituali di condivisione. Nel mentre di una dinamica relazionale le persone si ritrovano in un luogo dove parole e proposte non hanno possibilità di emergere; rimangono reciprocamente inascoltate e rinchiuse nel loro solipsismo esistenziale, dando così spazio e tempo alla manifestazione più triste e penosa, quella della separazione. Durante gli incontri di conciliazione le parti sono da me invitate a prestarsi attenzione, a guardarsi nuovamente negli occhi, per scoprire un altro modo di rivolgersi lo sguardo, di riconoscersi, maggiormente focalizzato sulle loro impressioni o su sentimenti vivi e intensi, come la paura, la gioia e la rabbia. La conciliazione umanistica vuole ridare alle persone la “possibilità di esistere”, favorendo la conoscenza della loro realtà, dolorosamente afflitta e malinconica. Solo l’incontro con la “dimensione funesta” del vivere, può dar luogo all’abbandono di ciò che non è più efficace o appartenente al tempo presente, oltrepassando in tal modo ogni forma di patimento. Nel corso degli incontri le parti hanno difficoltà a collocare dal punto di vista spaziale e temporale la loro lite. Se per alcuni l’origine della dinamica conflittuale risulta evidente, altri mancano di ricordare quando è iniziata la loro disputa, sebbene connotata da senso oppressivo di malessere e agitazione. Nel corso della vita, può capitare di porre in essere agiti di tipo aggressivo, tali da generare distanza e intense rotture nelle relazioni interpersonali, siano esse di natura sentimentale, amicale, professionale.

L’amore è un’esperienza attraverso la quale tutto il nostro corpo viene rinnovato e rinfrescato, come accade alle piante quando la pioggia le bagna dopo la siccità.

Bertrand Russell

Ma può accadere anche, e spesso accade, di essere vittima di comportamenti irruenti da altri agiti nei propri confronti, fino a risultare addirittura lesivi della propria identità. Il mio approccio conciliante intende, prima di tutto, decifrare la colpa di chi aggredisce come una parte del tutto, da collocare all’interno di difficili situazioni di carattere emotivo-comunicativo-relazionale, allo scopo di ovviare all’idea che la colpa stessa possa essere considerata avulsa dal contesto. Espresso in altri termini, la conciliazione umanistica vuole porre al centro le persone, riconoscere ad ognuna un diverso e ancora esteso protagonismo: all’aggressore viene data l’occasione di riesaminare sé stesso per sanare quanto di lesivo ha compiuto e a chi ha subito azioni ingiuste si vuole assicurare attenzione, facilitando una sua maggiore attivazione ed efficienza. L’approccio conciliativo vuole dare spazio e tempo alla comunicazione emotivo-comunicativo-relazionale, affinché le parti possano comporre modalità altre di incontro e confronto. La consulenza offerta alla coppia, nello specifico, vuole far chiarezza sulle ragioni da ciascun partner portate a giustificare i rispettivi comportamenti nel mentre della situazione problematica che li vede protagonisti. La narrazione e lo sviluppo della capacità riflessiva rappresentano il focus della conciliazione umanistica: le parti sono invitate a ricordare i tempi trascorsi insieme, le loro esperienze, iniziando dal primo momento in cui si sono conosciute, fino ad arrivare al momento presente della dolorosa rottura della relazione. I due possono evitare di rimanere imbrigliati dal “saper fare” e dalla contesa, soltanto se riescono a concedersi del tempo per ripercorrere a ritroso il loro rapporto, ricordando accadimenti e cogliendo spunti per mentalizzare sul “saper essere” in prospettiva di una fattiva collaborazione. La conciliazione umanistica dà ampio margine alla reciproca ri-scoperta di sé attraverso l’altro; un nuovo modo di interagire può rivelarsi ai due partner, cosicché possa facilitare il raggiungimento di un’intesa accettabile e onorevole per ambedue.